Core Stability: in inglese “core” significa “centro/nucleo/nocciolo/anima/cuore”, e “stability” significa “stabilità”, letteralmente “stabilità del nucleo”.
Ad oggi non esiste una definizione universale di “core stability”, la migliore definizione è quella che considera il “core” come la regione del corpo che va dalle spalle alla pelvi, un gruppo di muscoli che agisce in sinergia per il trasferimento della forza dalla colonna vertebrale alle estremità. Il core stability è da considerarsi una sorta di corsetto muscolare, che lavora come unità stabilizzatrice del corpo e della colonna vertebrale sia in presenza che in assenza di movimento degli arti, e che funge da nucleo delle catene cinetiche funzionali. Non da meno, Joseph Pilates definì il “core” come “power house”, ovvero l’elemento portante, la fonte primaria nella generazione di ogni movimento.
Quindi avere un “core” allenato e definito, significa curare il “nucleo” del movimento e della postura, significa allenare il cuore dell’equilibrio dinamico che è in continuo mutamento.
Anatomicamente parlando, il “core stability” è costituito da:
- Muscoli stabilizzatori o passivi: trasverso dell’addome, obliquo interno, multifido, trasverso spinale lombare. Questi muscoli stabilizzano il rachide e la pelvi.
- Muscoli di movimento o attivi: retto addominale, obliquo esterno, erettore spinale, quadrato dei lombi, adduttori, quadricipite, ischio crurali, grande gluteo. Questi muscoli gestiscono i movimenti degli arti, le forze esterne in generale, soprattutto la forza di gravità.
Da ciò si deduce, che quando si parla di “core” non si fa riferimento semplicemente alla muscolatura addominale, ma al più complesso gruppo muscolare “addomo-lombo-pelvico”.
Come, quando e perché allenare il “core” saranno gli argomenti di discussione dei prossimi articoli.
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