Sport al femminile : tanta strada ancora da fare, ma da qualche parte bisognava pur cominciare.
Come il boom dell’Allianz Stadium nel calcio femminile o la vittoria della Wierer nel biathlon possono aiutare a promuovere una consapevolezza diversa verso lo sport rosa, ma si è ancora lontani dalla parità di genere
Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Diceva bene Rita Levi Montalcini. Le donne, in generale, hanno sempre dovuto guadagnarsi qualsiasi cosa, con il doppio di fatica rispetto ad un collega maschio. Nella vita come nello sport, spesso specchio delle trasformazioni sociali. Il mondo cambia, il mondo evolve : l’attenzione sportiva si sposta verso la novità. Sembra dunque sensazionale pensare all’Allianz stadium di Torino gremito per la partita Juventus-Fiorentina di Serie A femminile. Quasi 40 mila persone che si sono gustate lo spettacolo, la grinta di queste giocatrici; senza paura di risse, ultras o violenza. Tante famiglie che hanno optato per un posto allo stadio, piuttosto che un’uscita al cinema o altrove. Ma c’è un ma. Siamo ancora lontani anni luce dalla parita’di genere : il professionismo nel calcio femminile non esiste, cosi’ come le tutele in caso di maternità. Anche l’exploit di presenze del big match torinese assume una connotazione diversa sottolineando il fatto che l’entrata allo stadio era gratuita, e che, quindi, più che venduti i biglietti sono stati regalati. A guardare il bicchiere mezzo pieno però sono i numeri, francamente impensabili fino a qualche anno fa. La visibilità è stata importante, ma è solo un primo passo. Sarà ora compito del movimento stesso e della Federcalcio riuscire a far fruttare questo interesse: in termini di pubblico, attenzione mediatica, sponsor. Rubando un po’ quello che sta succedendo in altri sport singoli, dove oltre alle qualità atletiche, si è deciso di puntare sulla persona. La popolarità di Federica Pellegrini o di Sofia Goggia devono essere d’esempio. Non solo sport: ma anche bellezza fisica, carattere, grinta. Non solo atlete ma donne forti, prese ad esempio : personaggi mediatici ammirati ed invidiati, a volte criticati, ma sempre seguiti. Su questo aspetto lo sport business ha investito molto negli ultimi anni e il risultato si è visto a pioggia in chi ne ha compreso la valenza : nel ciclismo – sport maschile per eccellenza—la Nazionale di Dino Salvoldi salva ogni anno le trasferte Internazionali, sia che si parli di pista o strada. Ma è solo negli ultimi anni che le cicliste sono viste dal pubblico per quello che sono: atlete vere e proprie con storie differenti dai loro colleghi maschi ma pur sempre interessanti. Le loro gare sono spesso più incerte ed avvincenti di quelle maschili e cominciano a crearsi personaggi proprio come Letizia Paternoster, pluricampionessa nonostante la giovane età, scelta dalla Trek Segafredo ( uno degli squadroni al maschile che ha aperto la compagine al femminile) come simbolo di forza e bellezza. Letizia ha posato per alcune copertine importanti, diventando testimonial di alcuni brand di moda. Essere belle aiuta : lo dimostra anche l’attenzione mediatica riservata a Dorothea Wierer, fresca vincitrice della coppa del mondo di biathlon, la prima biathleta azzurra in assoluto (maschi compresi) a vincere una challange così importante. Eppure della forte atleta bolzanina ne sentiamo parlare da poco : vuoi perché il biathlon (sport invernale dove si mixa lo sci da fondo con il tiro a segno con la carabina) è uno sport di nicchia che in pochi seguono in Italia, vuoi perché non la si seguiva tanto e forse la si conosceva anche poco. A furia di risultati a go go ci siamo accorti che Dorothea è anche bellissima: che avrebbe potuto fare la modella ma ha preferito farsi conoscere per la sua bravura sugli sci e la freddezza al poligono. Le donne da anni vincono di più dei loro colleghi maschi ma chissà perché devono sempre sperare in qualche altro fattore per venir considerate alla stregua degli uomini. Solo quando una atleta verrà valorizzata – anche dal punto di vista economico- come un collega di pari livello uomo, allora si potrà parlare di parità. C’è ancora tanta strada da fare prima di sentir parlare di una atleta perché è tale e non perché oltre ad essere forte è bella, è di colore o è la compagna di….. Ma da qualche parte bisognava pur cominciare per cambiare un retaggio culturale che oramai- in una società aperta al cosmopolitismo- cominciava a stare stretto anche al pubblico stesso.
Ilenia Lazzaro
(In foto Dorothea Wierer, FB)