Pedalare al Nord tra i Muri delle Fiandre e il pavè di Roubaix. Speciale mercoledì 17 Aprile alle ore 20
Ci sono delle occasioni che vanno prese almeno una volta nella vita. Per una giornalista innamorata del Belgio come me, ciclocrossista poi.. la “Settimana Santa” come la chiamano qui al Nord è un appuntamento imperdibile. Tante volte seguita in tv, qualche altra lì sul posto. Due gare a 7 giorni di distanza : prima la Ronde Van Vlandeeren poi la Parigi Roubaix. Gare non per tutti, ma che tutti vorrebbero almeno una volta nella loro vita vincere o parteciparvi. Ci sono delle occasioni che vanno prese almeno una volta nella vita : come ha fatto Alberto Bettiol e come ha replicato Marta Bastianelli. Essere lì e vedere dal vivo uno spettacolo simile, da italiana con due italiani vincitori è stato magico. Ci sono delle occasioni che vanno prese almeno una volta nella vita, occasioni però che non ti capitano così tanto facilmente. E afferrarle al volo per poter far vivere da dentro chi non ne ha la possibilità è un gran privilegio.
Sono stata ospite di Specialized per il meeting internazionale di presentazione del nuovo modello di bici Roubaix. La bici con cui correrà Peter Sagan domenica, e come lui tutti gli atleti Specialized. La bici con cui correranno anche Chantal Black e le atlete Boels nelle gare in cui oltre all’estrema reattività si cercherà il comfort tra le pietre.
Ho pedalato. Ho pedalato con altri 32 giornalisti, tra loro 6 donne, sui Muri delle Fiandre e sul pavé francese fino a Roubaix.
SUI MURI DELLE FIANDRE CON MUSEEUW
Al museo della Ronde ad Oudenaarde si respira aria di storia. C’ero già stata dieci anni fa, ma da quella visita si sono aggiunti altri vincitori, altre vincitrici. Si è aggiunta la postazione Zwift per simulare e gareggiare indoor. Al profumo di caffè mescolato all’ odore forte di birra e dolci burrosi si mescola la storia di una delle classiche monumento : la Ronde Van Vlandeeren. Si mescola la storia di queste pietre e dei loro muri. Si mescola molta storia del ciclismo italiano che qui ha trionfato e l’auto Molteni fuori l’ingresso, un po’ acciaccata, ne è un simbolo. Il museo della Ronde è il punto di partenza del nostro giro belga: affronteremo alcuni dei muri più famosi della Ronde. Un primo assaggio per testare la nuova S-Works Roubaix sulle pietre. A farci compagnia il campione belga Lampaert e un asso da novanta come Johan Museeuw. L’avevo incrociato prima di andare in bagno, pensavo fosse lì per i fatti suoi. Una foto-selfie è stata d’obbligo per poi ritrovarmelo vicino nel momento in cui c’è stato il raduno partenza. Vedere pedalare il Leone delle Fiandre, anche se con qualche kg in più è uno spettacolo. Ne approfitto per stare alla sua ruota e aggredire il primo tratto di pavé che incontriamo. È in falsopiano e servirà poi a testare la mia resistenza sui muri. Museeuw entra sul pavé a 40 all’ h con una agilità impressionante. Il tratto è lungo e dopo una buona partenza mi trovo impallata a metà e perdo la sua ruota. Appena ci ricompattiamo mi dice : regola numero 1 andare sul pavé è come andare sul fango. Mai troppo dura, mai troppo agile. Stai nel centro poi, che è meglio.
Bene Johan, questa me la segno. Nel frattempo facciamo il primo muro e neanche me ne rendo conto: ho aperto al massimo il future shock della Roubaix e praticamente ho il busto fermo… quello che trema è la parte bassa ma vedo che più tengo le mani nella parte alta del manubrio meglio è. Museeuw ricompare e mi dice : well done.
Ok Ilenia, almeno una cosa te la ricordi anche se sono passati tanti anni dall’ ultima volta che hai pedalato qui.
Il ride si anima e anche se in teoria dovrebbe essere un coffee ride alla fine scatta la molla. Oddio a dire la verità immaginavo scattasse: i press ride sono giri tranquilli solo sulla carta .. poi però anche a noi piace divertirci e qualche scatto ci scappa. La bici reagisce bene alle mie accelerate.. per fortuna facciamo solo 50 km perché una collega mi fa ruotina in continuazione e a furia di rilanciare mi sto finendo. Penso a quanto veramente le ragazze che ho tifato e seguito domenica vadano forte e facciano un altro sport rispetto al nostro. Mi viene male a pensare alla media che han fatto, io son già finita e mi passa Museeuw fischiettando in una salita con il pavé al 16 %.
Ok, Johan.. un leone delle Fiandre resta per sempre. Arriviamo ad Oudeenarde e ci facciamo una bella foto di gruppo nella piazza centrale, poi una birra al Museo della Ronde non ce la toglie nessuno. Sono pronta a cogliere l’occasione : pedalare sul pavé francese…quello della Roubaix.
ROUBAIX – LA FORESTA DI ARENBERG- LA DOCCIA AL VELODROMO
Andare sul pavé francese è un’esperienza sensoriale. Fatta con la pioggia poi.. riassume in pieno l’animo di questa corsa.
Arrivi davanti alla foresta e leggi il cartello : Benvenuti all’ Inferno.
Chiudi un attimo gli occhi, respiri e ti lanci a grande velocità dentro.
Devi fidarti di te e della tua bici.
Più forte entri, più manterrai la velocità e rallenterai dopo.
Perché è inevitabile. 2,4 km sono interminabili. Nelle prime pedalate avverti poco, man mano che la velocità cala ti ritrovi all’ interno di un frullatore. Ed è li che devi continuare a spingere. Continuare a mantenere il centro del settore.
Il pavé di Aremberg è a schiena d’asino, e anche se messo un po’ a posto, minimamente paragonabile agli altri pavé francesi ed europei. Se sbandi devi essere bravo a correggerti subito, altrimenti la caduta è inevitabile. Con la pioggia diventa viscido e le capacità tecniche e il mezzo diventano fondamentali.
L’ho fatto più volte : la prima volta sono entrata troppo piano ed è stato un calvario.. la seconda sono entrata a 40 km/h e per i primi 800 mt ho pensato solo a spingere al massimo e vi assicuro che il 46 a metà era già troppo duro davanti… un consiglio per gli amatori che faranno la cicloturistica sabato…. meglio partire con un rapporto più piccolo davanti e lavorare con il pacco pignoni dietro (mantenendo comunque la catena allineata), anche se l’ideale sarebbe partire con un rapporto e tenerlo fino a fine foresta.
Ho testato la nuova S-Works Roubaix con Etap AXS 46×33 e pacco pignoni 10-33 e questa combinazione è stata azzeccata. Fermo restando che in queste pietre si balla comunque, il Future Shock 2.0 si è rivelato fondamentale : questo sistema ammortizza il ciclista, non la bici. Assorbe le vibrazioni che provengono dall’asfalto e soprattutto nella parte alta del corpo ne favorisce il bilanciamento nelle situazioni più critiche come questa. Il suo funzionamento, non più a molla ma idraulico, permette di aprire e chiudere il pomello di ammortizzazione durante la pedalata, gestendo a piacimento i 20 mm di escursione proprio come accade in MTB. Il reggisella Pavé ha la stessa forma, ma diversa flessibilità rispetto a quello utilizzato nel modello Tarmac garantendo una aerodinamicità mai vista prima in un modello Bike comodo. Una bicicletta che da noi potrebbe trovare un’ottima collocazione se se ne capisse la valenza : leggera ( questo modello ha un telaio più leggero della Venge, in misura 56 ha un peso dichiarato inferiore ai 900 gr), aggressiva e veloce ( in base ai grafici forniti da Specialized più aereodinamica della Tarmac SL6) ma comoda al tempo stesso quando si decide di attivare il Future Shock 2.0
Una bici testata su pavé diversi ma che ha dato la stessa affidabilità e comodità anche in occasioni limite come la ricognizione sulle pietre francesi. Una bici ideale anche sulle nostre strade bianche, e sulle strade italiane sconnesse. Freno a disco, ruote Roval Clx 32 e un ottimo pneumatico S-Works Turbo da 28 mm han fatto la differenza con il bagnato. Ottima aderenza sulle pietre, anche quando lo sterrato prevedeva delle curve e dei cambi di direzione.
Per la prima volta tra l’altro si è abbandonato il concetto di bici da donna e da uomo. Specialized lo chiama #Beyondgender: grazie all’ immensa banca dati fornita dai vari posizionamenti Retul svolti in tutto il mondo, si è potuto dimostrare scientificamente che esistono più differenze tra atleti dello stesso sesso che tra uomo e donna. Non risulta dunque necessario realizzare geometrie differenziate.
La differenza, invece, rimane dove i dati la certificano, come ad esempio nel caso delle selle e dell’abbigliamento.
Anche il lancio di questo modello Roubaix (vedi il video qui )ha voluto dare un grande messaggio di parità di genere: con le atlete della Boels Dolmans impegnate lungo la Foresta di Aremberg e l’invito, agli organizzatori, a pensare alla versione tutta al femminile della corsa.
I tempi sono maturi. Queste fortissime atlete DEVONO avere la possibilità di dimostrare tutte le loro capacità sulle pietre. DEVONO avere la possibilità di farsi la doccia al velodromo, proprio come gli altri. La doccia al velodromo è come un rito propiziatorio, lava via tanta fatica dal corpo ma alleggerisce l’anima.
In bocca al lupo a tutti quelli che affronteranno queste pietre, sia con la cicloturistica di sabato che con le gare di domenica.